Pronto Badante, l’innovazione sociale passa anche dall’ICT

Da 4 anni le cooperative della rete Umana Persone sono impegnate in Pronto Badante, progetto della Regione Toscana finalizzato alla realizzazione di interventi di sostegno e integrazione nell’area dell’assistenza familiare. Obiettivo è il supporto alla famiglia con anziano convivente o all’anziano che vive da solo, nel momento in cui si presenta la prima fase di fragilità dello stesso, garantendo la copertura di questo delicato momento, al fine di ridurre i rischi di isolamento e disagio di tutti i componenti della famiglia.

Pronto Badante si è caratterizzato subito come portatore di innovazione sociale, per alcune caratteristiche peculiari: la forte integrazione tra servizi pubblici ed enti del Terzo settore, la capacità di costruire reti territoriali e attivare welfare generativo, la personalizzazione degli interventi, l’emersione di fasce di bisogno non ancora conosciute e la capacità di dare ad esse una prima e rapida risposta.

Umana Persone, in rispondenza alla propria mission di attivatore di processi di cambiamento, fin dall’inizio ha favorito tra le imprese sociali socie una riflessione prospettica, intravedendo la possibilità di iniziare a far dialogare il mondo dell’assistenza con quello delle tecnologie, coniugando le istanze innovative del progetto Pronto Badante con il percorso di innovazione tecnologica che ormai da qualche anno ci indicano le politiche socio- economiche mondiali. Dalla digital transformation del World Economic Forum al programma Europa Digitale, che stanzia 9,2 miliardi di euro nei prossimi sette anni, quando si parla di innovazione tecnologica i settori della cura e dell’assistenza sono tra i più attenzionati.

Nella convinzione che le tecnologie assistive rappresentino uno dei principali fattori di cambiamento per i futuri modelli di servizio, abbiamo tentato di rilevare concretamente i principali determinanti che si possono frapporre nell’adozione di tali strumenti, in termini di usabilità, di accettabilità e di competenza/capacità basiche, sia per gli utenti che per gli operatori coinvolti.

La sperimentazione nella sperimentazione all’interno di Pronto Badante ha avuto inizio nella seconda metà del 2018. Al fine di garantire una maggiore continuità dell’assistenza e del monitoraggio delle condizioni dell’anziano, ci siamo proposti di utilizzare, su un campione di 30 persone con specifiche caratteristiche (anziani con buone capacità cognitive, con scarsa rete sociale e a rischio di isolamento), un sistema di teleassistenza, attraverso l’utilizzo di tablet dotati di collegamento ad una piattaforma opportunamente predisposta per l’effettuazione di videochiamate semplificate. L’uso della piattaforma consente di intrattenere contatti con il Case manager secondo uno schema di appuntamenti programmato e condiviso. Presupposto di tutto ciò, l’importanza, per una persona fragile, specie se sola, di mantenere un contatto con un operatore che la conosca e che possa ascoltarla, reso più “tangibile” ed appagante, in termini di valenza relazionale, dalla possibilità di “vedersi”.

Il primo anno di sperimentazione, oltre che aver permesso di fare una verifica circa l’usabilità e accettabilità dello strumento, ha indicato le azioni migliorative per l’annualità successiva, relative prevalentemente alla necessità di rimodulare la sensibilità dell’apparecchio alla pressione e di rivedere in generale il lay-out della schermata iniziale. Questa prima fase ci ha permesso inoltre di individuare le variabili rilevanti che incidono sulla attivazione strutturata di un modello di servizio che utilizza le Hi-tech:

  • Corretta individuazione della popolazione target.
  • Difficoltà legate alla discrepanza che si registra talvolta tra il comportamento diffidente dei familiari e la disponibilità, in alcuni casi eccessiva, mostrata dall’utente anziano. Si osserva che il quadro familiare è una variabile che impone una analisi preliminare adeguata.
  • Coinvolgimento della assistente familiare. Il comportamento delle badanti è strettamente legato alla qualità delle relazioni sia con la famiglia che con l’operatore, pertanto laddove siano presenti assistenti familiari restie all’introduzione di innovazioni tecnologiche, è più difficile superare la diffidenza dell’anziano.
  •  Connettività alla rete. Nelle zone in cui la copertura internet non è ottimale, la sperimentazione ha ovviamente meno probabilità di successo e l’anziano è disincentivato a comunicare con il tablet.
  • Digital divide dell’operatore. E’ necessario aumentare la conoscenza delle sperimentazioni in essere, la formazione di base e il coinvolgimento attivo nell’ideazione dello strumento delle figure professionali coinvolte.

Concludendo, l’attivazione di un servizio di teleassistenza richiede un tempo di avviamento lungo, che impone di tener presente costi e tempi organizzativi, in particolare per gli enti attuatori. La realizzazione su larga scala permette altresì di ottimizzare le risorse e di ottenere risultati validati dal punto di vista comparativo e, più in generale, di delineare un modello di organizzazione ed erogazione dei servizi sufficientemente validato.