Pronto Badante, governance dei servizi socio-sanitari e riforma del Terzo Settore

(Gianna Vignani –  avvocato, staff di direzione di Umana Persone)

 

Pronto Badante, oggetto di numerosi articoli ed interventi, è ormai già noto in Toscana e non solo. Molto quindi è stato spiegato in relazione alle specifiche modalità di svolgimento del progetto e ai suoi elementi caratterizzanti.

 

Con il presente contributo proponiamo una prima riflessione sul rapporto tra il progetto e la più ampia riforma del Terzo Settore, cercando in particolare di capire come questo si ponga rispetto agli istituti di attuazione della sussidiarietà orizzontale.

 

Si tenga conto delle tempistiche significative che hanno segnato questo rapporto. Da un lato, infatti, la sperimentazione del progetto è iniziata prima sul territorio fiorentino ed empolese e poi a livello regionale tra il 2015 e il 2016, ossia in contemporanea con il passaggio tra l’adozione delle Linee Guida per la Riforma del Terzo settore e la legge delega al Governo n. 106/2016.

 

All’interno dei suddetti documenti era già focalizzata l’attenzione sulla valorizzazione del principio di sussidiarietà, ma non erano ancora chiare le concrete modalità di realizzazione della stessa, e non solo nell’ottica del rafforzamento delle reti territoriali in cui il cittadino vive, ma anche e soprattutto nell’ottica dei modelli di relazione tra enti del Terzo settore e Pubblica amministrazione.

 

Era il tempo delle espressioni colorite: “Pubblica amministrazione e terzo settore devono essere le due gambe su cui fondare una nuova welfare society” (pag. 2 Linee Guida) che cominciavano a prendere un po’ più forma in sede di elaborazione dei principi e criteri direttivi della delega governativa: “valorizzare il ruolo degli enti nella fase di programmazione, a livello territoriale, relativa anche al sistema integrato di interventi e servizi socio-assistenziali…” (art. 4 comma 1 lett. o) Legge delega n. 106/2016).

 

A fronte di ciò Pronto Badante, in modo originale, intende dare risposta alla solitudine di anziani e famiglie che per la prima volta si trovano a fronteggiare una situazione di bisogno e necessitano di un supporto ed orientamento rispetto al sistema dei servizi. Tale necessità ha rappresentato la spinta prioritaria all’avvio della sperimentazione, mentre l’attivazione di una rete regionale e locale degli enti del Terzo settore non era inizialmente concepita come un fine di per sé, quanto piuttosto come mezzo per soddisfare un’esigenza di sostenibilità e di snellezza operativa.

 

Col susseguirsi delle edizioni qualcosa è cambiato. Dal DGR n. 1027/2017 emerge infatti la presa d’atto che “la sperimentazione del progetto Pronto Badante permette anche una positiva integrazione tra le attività del progetto e quelle dei servizi territoriali, non solo in termini di maggiori informazioni sui servizi presenti sul territorio ma anche come supporto ai servizi stessi, per interventi in situazioni di particolare disagio, riscontrati nel corso delle visite domiciliari”.

 

Concretamente questo passaggio si è tradotto in un cambio di percezione del mondo del Terzo settore anche da parte degli operatori istituzionali ed, in particolare, dei presidi sanitari territoriali, i quali hanno compreso come i soggetti del Terzo settore non fossero più solo meri esecutori di progetti ma, viceversa, dessero consistenza ad un segmento socio-imprenditoriale di effettivo supporto alle attività degli enti pubblici, spesso congestionati e lenti nella capacità di risposta.

 

A ben vedere, infatti, i fronti su cui il progetto ha mostrato una significativa capacità di intervento sono due: da un lato, quello dell’accesso al servizio pubblico; dall’altro, quello della continuità ospedale-territorio.

 

Lo scenario inedito che si è andato via via rafforzando, a volte con difficoltà legate ai fattori incidenti sui rapporti pubblico-privati del tutto variabili da zona a zona, ha in qualche modo portato a far emergere una seconda importante finalità, ossia quella di incubatore di un modello innovativo di governance pubblico-privata.

 

Come noto dal 2017 in poi, con l’entrata in vigore del Codice del Terzo Settore e l’introduzione degli istituti giuridici di nuovo conio di cui all’art. 55, si è innescato un accesissimo dibattito dottrinale e giurisprudenziale sul fronte del coordinamento tra Codice del Terzo settore e Codice dei Contratti Pubblici, ma molta meno attenzione è stata dedicata alle difficoltà di coordinamento con le normative regionali previgenti, con gli strumenti ordinari di programmazione socio-sanitaria e soprattutto con le prassi consolidatesi nel tempo.

 

Da questo punto di vista il progetto Pronto Badante non può dirsi perfettamente corrispondente a nessuna in particolare delle forme tipizzate di relazione tra privati ed enti pubblici, tuttavia dai cinque anni di esperienza a livello regionale possiamo trarre almeno un paio di indicazioni utili, da tenere a mente ogni volta che si tratta di forme di coinvolgimento di enti del Terzo settore.

 

Un primo aspetto è che ogni volta che la soddisfazione di uno specifico bisogno individuato induce l’ente pubblico al coinvolgimento di enti del Terzo settore, è indispensabile tener presente un tratto peculiare: ossia la spontaneità dei fenomeni associativi e delle reti territoriali.

 

Queste caratteristiche stridono con le forme di relazione altamente procedimentalizzate ed etero-regolate imposte da regole consolidate in materia di affidamento. Talvolta con la conseguenza di soffocare l’inventiva, lo spirito di iniziativa e la mission di realtà nate dal territorio e per il territorio, e che determinano l’attivazione di circoli virtuosi di cui gode anche la stessa pubblica amministrazione. In questo senso è doveroso ricordare che il progetto ha gemmato nel tempo diverse sotto-sperimentazioni interne volte all’innovazione di prodotto o di processo.

 

Nell’ottica della riorganizzazione del welfare regionale si deve altresì tener presente che l’emergenza sanitaria Covid-19 ha messo fortemente in luce i limiti di modelli standardizzati. E’ quindi ragionevole ipotizzare che il coinvolgimento attivo e flessibile delle risorse che hanno capillarità sul territorio sia destinato a crescere progressivamente.

 

Un secondo aspetto meritevole di segnalazione riguarda il livello di consapevolezza dell’impatto generato dalle azioni realizzate. Da questo punto di vista, la complessità dei sistemi attuali rende davvero ardua, se non impossibile, una previsione certa sugli esiti, tuttavia è emblematico il fatto che insieme alla risposta al bisogno di solitudine di anziani fragili e relative famiglie sia stata data risposta anche ad un altro bisogno, molto probabilmente percepito ma certamente implicito, ossia quello di offrire un affiancamento all’ente pubblico per potenziare la celerità e continuità della presa in carico.

 

Questo per dire che se la complessità di cui sopra renderà probabilmente molto difficile la previsione certa degli esiti di una programmazione ovviamente necessaria, la logica del coinvolgimento degli stakeholder e dell’approccio multi-prospettico potranno senz’altro contribuire ad indirizzare in modo più flessibile e quindi efficace l’azione programmata ed a favorire la massimizzazione del risultato atteso.