Giancarlo Rafele, Presidente Cooperativa Kyosei, Catanzaro
Cambiare prospettiva e ripartire da quello che siamo. La prima sfida intrinseca alla cooperazione sociale è il cambiamento di prospettiva. Dalla mera visione di operatori sociali, gli attori del settore devono adottare una mentalità imprenditoriale. Essere consapevoli di essere imprese cooperative implica riconoscere la capacità di creare valore e valori attraverso una governance democratica che colloca i soci al centro. Questo cambiamento di mindset è fondamentale per affrontare le sfide emergenti in modo innovativo ed efficace.
La cooperazione sociale si deve distinguere per la sua intrinseca socialità che si manifesta attraverso la mutualità, sia interna che esterna all’organizzazione. Le cooperative sociali si devono impegnare nell’esigibilità e personalizzazione dei diritti delle persone, diventando protagonista di innovazioni sociali. La legalità, il rispetto dei lavoratori e delle loro competenze, l’osservanza dei contratti di lavoro sono valori cardine. La responsabilità verso i territori e le comunità, la ricerca della sostenibilità e la partecipazione attiva dei soci delineano il profilo distintivo delle cooperative sociali.
Il cuore della cooperazione sociale, infatti, è la governance partecipativa. La governance democratica rappresenta l’anima della cooperazione e ancora di più quella cooperazione sociale. La decisione condivisa e partecipata favorisce la costruzione di reti solide e la promozione dell’innovazione sociale. Analizzare il funzionamento di questo meccanismo decisionale è essenziale per comprendere come le imprese sociali possano coniugare efficienza imprenditoriale e valori etici, garantendo il coinvolgimento attivo dei soci.
La responsabilità verso i territori e le comunità in cui opera è un elemento cruciale. Analizzare come le cooperative sociali si inseriscono attivamente nelle dinamiche locali è essenziale per comprendere il loro impatto e la loro efficacia nel promuovere lo sviluppo sostenibile. Molte cooperative sociali, invece, anche quelle storicamente radicate, hanno progressivamente perso il loro ruolo integrante nelle comunità di appartenenza, trasformandosi in entità estranee, focalizzate sulla fornitura di servizi. Questo cambiamento ha evidenziato un graduale distacco che nel corso del tempo ha separato la cooperazione sociale dalle comunità locali, creando un divario che spesso rende sterile e priva di autenticità l’azione sul territorio. È necessario uscire da quell’inesorabile processo di “istituzionalizzazione” del terzo settore che ha determinato un allontanamento lento ma inesorabile dalle dinamiche delle comunità in cui opera.
La cooperazione sociale, dunque, dovrebbe rappresentare una forma d’impresa che va oltre la mera erogazione di servizi sociali. Socialità, sostenibilità e governance partecipativa sono principi ispiratori della cooperazione che oggi sembrano diventare il nuovo paradigma imprenditoriale. Affrontare la sfida di sentirsi e essere un’impresa sociale richiede una costante riflessione sulla propria identità e un impegno continuo nel bilanciare le esigenze imprenditoriali con l’etica e la responsabilità sociale. Solo attraverso un approccio integrato e collaborativo sarà possibile plasmare un futuro in cui le cooperative sociali siano agenti chiave di cambiamento sociale positivo.
Il problema principale riguarda la categorizzazione del terzo settore, un insieme eterogeneo di organizzazioni unite, al massimo, solo dall’idea di responsabilità sociale. In questo amalgama, organizzazioni di notevole utilità sociale coesistono con altre che hanno scarso rilievo per l’interesse generale. Il rischio è che non si riesca a distinguere tra imprese sociali che promuovono pratiche emancipatorie e quelle che servono solo a loro stesse in un’ottica di subalternità politica e culturale.
È giunto il momento di guardare la realtà con maggiore serietà, di eliminare le ambiguità, di chiamare le cose con il loro nome e di rompere un silenzio colpevole per evitare che tale silenzio perpetui ambiguità e contraddizioni. È giunto il momento di guardare al futuro partendo da quello che realmente siamo e non da quello che diciamo di essere.